TEST DNA “FAI DA TE” : È BOOM DI RICHIESTE, MA QUANTO È A RISCHIO LA PRIVACY?
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La scienza deve andare avanti, questo è certo. Dobbiamo però capire quando stiamo mettendo a rischio la nostra privacy. |
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Sembra un film di fantascienza,
eppure “dodici milioni di persone, nel 2017, solo negli Usa hanno condiviso il
proprio Dna, rivolgendosi alle piattaforme che ne offrono l'analisi: in
pratica, 1 persona su 25 ha messo in rete e ha accesso ai propri dati genetici”.
(Fonte AdnKronos)
Eppure sappiamo benissimo che la “merce”
più preziosa che portiamo sempre con noi è proprio il nostro DNA e nonostante
questo siamo disposti a inviare nostri campioni via posta per avere risposte a poco prezzo.
“Alcuni test vengono proposti tramite
Facebook e altri social media o anche attraverso spot televisivi su reti
nazionali. È il caso di MyHeritage, in origine vero e proprio social network
con base in Israele che punta a mettere in contatto famiglie e parenti.
Attraverso il servizio 'MyHeritageDna' offre oggi un apposito kit, che arriva
direttamente a casa al costo di circa 90 euro (ma in occasione della Festa
della mamma era previsto un'offerta a 69 euro): si utilizza una sorta di
tampone per la raccolta del Dna, si rispedisce il tutto per posta e si
ottengono le informazioni sulla propria genealogia. Già circa 1,2 milioni di
persone nel mondo hanno inviato il proprio Dna a MyHeritage, riporta la stessa
azienda.” (Fonte AdnKronos)
Quanti, però, sanno davvero dove
vanno a finire tutte queste informazioni e come verranno trattate?
La scienza deve andare avanti, questo
è certo. Dobbiamo però capire quando stiamo mettendo a rischio la nostra
privacy.
["E' opportuno riflettere bene
prima di condividere in rete i dettagli del proprio patrimonio genetico. Il Dna
può rivelare le sfumature più intime della persona e dei suoi familiari nonché
del loro presente, passato e futuro", raccomanda il garante della Privacy,
Antonello Soro pronunciando sul fenomeno.] (Fonte AdnKronos)
Inviare il nostro DNA per posta, come
se si trattasse di una raccomandata, è inquietante e preoccupante. Altro che
Cambridge Analytica… qui si parla di dati più che sensibili, si parla della
nostra identità che di anonimo non ha proprio nulla.
"Alla superficialità e alla
scarsa consapevolezza degli utenti - avverte Soro - si contrappongono gli
interessi economici, qualche volta opachi, dei gestori delle piattaforme
digitali, generalmente stabilite al di fuori dell’Unione europea, alle quali
fino a poco tempo fa non erano applicabili le nostre regole sulla circolazione
e la protezione dei dati genetici. Con il Regolamento europeo questo scenario è
però destinato a cambiare". (Fonte AdnKronos)
Per leggere l’articolo completo di
AdnKronos:
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