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"Vi controlliamo attraverso le celle telefoniche, non uscite di casa, è importante perché questa battaglia la vinciamo noi". Lo ha detto l'assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera. Dopo che le autorità nazionali si erano espresse sul rapporto tra misure di contenimento del coronavirus e privacy, mostrando un evidente disallineamento, è intervenuto il Comitato europeo per la protezione dei dati a far chiarezza. |
Nonostante il ritardo nell’intervento, dopo espliciti conflitti tra il GDPR e le misure adottate per la contenzione del coronavirus, La Presidente del Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) si è finalmente espressa su come applicare la normativa sulla protezione dei dati personali nel contesto della crisi legata al coronavirus.
Le indicazioni fornite dall’EDPB non chiariscono tutte le questioni su cui si dibatte da giorni, ma offrono alcuni spunti interessanti.
In primo luogo, l’EDPB ha chiarito che la normativa sulla privacy, e in particolare il GDPR, non costituisce un limite all’adozione di misure per combattere la pandemia del coronavirus. A questo proposito, l’EDPB sottolinea come il GDPR offra svariate basi giuridiche che possono essere utilizzate, in alternativa al consenso, per poter trattare dati personali come misura di contenimento del contagio.
Indica in particolare che il trattamento potrebbe essere giustificato se:
Ciò sembrerebbe indicare che l’EDPB è aperto alla possibilità di consentire alle aziende di raccogliere i dati personali dei propri dipendenti e di altri, compresi i dati sanitari, per prevenire la diffusione del virus, almeno se ciò avviene secondo criteri di proporzionalità.
L’aspetto più intrigante del parere pronunciato dall’EDPB riguarda il tracciamento di dati telefonici.