Torino, telecamere a bordo dei taxi, occhio alla Privacy!



Succede spesso di salire sul taxi e durante l’itinerario scambiare due chiacchere con il conducente. 
 
Prima di iniziare una conversazione, è importante capire se e quali dispositivi sono installati sull’autovettura per assicurarsi che una videocamera non stia riprendendo e registrando all'insaputa del cliente. 
 
La non osservanza delle regole previste nel Regolamento Privacy può comportare l'applicazione di pesanti sanzioni.




Cercando di proteggersi; non solo dalle rapine e aggressioni, ma anche dalle biciclette e dai monopattini che sbucano da tutte le parti; i taxisti hanno lanciato l’idea delle telecamere a bordo delle auto bianche.
 
A Torino questa iniziativa è stata accolta da circa 180 taxisti, su un totale di 1400.
 

Come funziona?

L’apparecchio, posizionato sul parabrezza, riprende sia quello che succede all’interno dell’abitacolo sia di fronte al veicolo. 
 
In teoria, gli occhi elettronici conservano le immagini ma non registrano alcun audio, per rispettare la privacy degli autisti e dei loro clienti. Così come la gestione delle immagini è la stessa prevista per un qualsiasi impianto di videosorveglianza a difesa di bar, negozi e farmacie.
 
Prima di procedere alle installazioni, i taxisti hanno chiesto l’autorizzazione alla Polizia municipale di Torino.  In caso di incidenti o problemi che richiedano la visione dei filmati, sono proprio le forze dell’ordine le uniche autorizzate ad esaminare le registrazioni, come succede anche nei casi di alcune aziende che hanno installato il sistema di videosorveglianza.
 

Informativa Privacy ai Clienti

Un avviso sulle fiancate del taxi segnala la presenza delle telecamere. L'iniziativa sembra essere condivisa visto che questo è un valore aggiunto per la sicurezza di tutti, conducenti e clienti.

Tuttavia, la non osservanza delle regole previste nel Regolamento 2016:679 può comportare l'applicazione delle pesanti  sanzioni stabilite nelle norme vigenti. 

 

Violazione della Privacy dei clienti - utilizzo di telecamere con registratori vocali a bordo delle vetture

Succede spesso di salire sul taxi e durante l’itinerario scambiare due chiacchere con il conducente, oppure incappate in un conduttore espansivo sullo stile di Alberto Sordi con la sua Fiat Ritmo gialla "Zara 87" nel memorabile film “Il tassinaro”.
 
Prima di iniziare una conversazione,è importante capire se e quali dispositivi sono installati sull’autovettura per assicurarsi che una videocamera non stia riprendendo e registrando all'insaputa del cliente.
 

Taksi Helsinki Oy, un esempio da non seguire 

Per quanto possa avere dell’incredibile, è proprio quello che faceva la Taksi Helsinki Oy, che è la più grande compagnia di taxi della Finlandia. Il tutto ovviamente senza fornire le dovute informazioni e quindi violando la privacy degli ignari clienti.

Senza evidentemente porsi troppe domande riguardo alle implicazioni del GDPR, a partire dalla necessità di verificare la liceità del trattamento di dati personali e di effettuare una valutazione d’impatto ai sensi dell’art. 35 del GDPR, nell’estate del 2019 la società di taxi aveva rinnovato il sistema di videosorveglianza introducendo la registrazione di video e audio a bordo delle vetture.

E quando nel novembre 2019 era partita l’indagine del Garante per la privacy finlandese (Data Protection Ombudsman), che aveva richiesto chiarimenti sull’utilizzo di tali strumenti, in un momento la società si era giustificata sostenendo che il trattamento dei dati personali era effettuato per legittimo interesse in conformità all'art. 6 par. 1 lettera f) del Regolamento UE, e che l’installazione delle telecamere era stata motivata dalla necessità di “garantire la sicurezza del tassista e del passeggero”, tuttavia non era stata in grado di motivare la presenza dei registratori vocali sui taxi, mentre successivamente affermava invece che l’attivazione della registrazione audio era stata un errore.

Se la Taksi Helsinki Oy non era stata quindi troppo convincente nelle sue spiegazioni, il Garante attingeva comunque informazioni dall’informativa sulla privacy presente nel sito web delle società e da altre fonti pubblicamente disponibili, e il 9 aprile 2020 l’autorità richiedeva anche ulteriori chiarimenti, senza però ricevere alcuna risposta.

Al termine dell’istruttoria, il garante finlandese traeva le conclusioni sulla base delle gravi carenze rilevate, a partire dal fatto che a bordo dei taxi non c’erano informative per avvisare sulle audio registrazioni delle conversazioni dei passeggeri, e neppure indicazioni su dove fosse possibile reperire le informazioni, che peraltro avrebbero dovuto riguardare anche un’attività di profilazione degli utenti che era emersa durante l’indagine relativamente ad un programma di fidelizzazione, anch’esso non dichiarato nella documentazione. E anche gli adempimenti sulla verifica della liceità del trattamento e della valutazione d’impatto erano stati disattesi.

Tutti motivi per cui l’ufficio della Data Protection Ombudsman ha deciso di infliggere una sanzione di 72.000 euro alla Taksi Helsinki Oy.
 
 
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